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Il team guidato da uno scienziato beneventano scopre «il motore dei tumori»

Il team guidato da uno scienziato beneventano scopre «il motore dei tumori»

La ricerca del gruppo di Antonio Iavarone, dove ci sono altri tre sanniti: una alterazione genetica è la causa di molti cancri. Ecco i farmaci adatti.

 

Lui beneventano, lei barese: la coppia di scienziati che ha compiuto un passo avanti nella ricerca contro il cancro è tutta meridionale: Antonio Iavarone e Anna Lasorella, uniti nella ricerca e anche nella vita. «Abbiamo identificato come funziona un’importante alterazione genetica che causa una consistente percentuale di parecchi cancri, fra cui il glioblastoma, il più aggressivo e letale di quelli al cervello — dice Iavarone – e grazie a questa scoperta stiamo sperimentando terapie “di precisione” per bloccare lo sviluppo dei tumori». I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati dalla rivista Nature . «È un lavoro che va avanti da anni — racconta Iavarone — frutto di una serie complessa di tecniche, come l’analisi dei Big Data: lo studio delle sequenze genetiche dei tumori, catalogati dal progetto americano The Cancer Genome Atlas (Tcga) di cui sono coordinatore per i tumori al cervello». A scandagliare e interpretare l’enorme massa di informazioni ottenute dal Tcga hanno contribuito anche tre ricercatori dell’Università del Sannio a Benevento, Michele Ceccarelli, Stefano Pagnotta e Luigi Cerulo.

 

Il glioblastoma «è un tumore che colpisce persone di tutte le età, bambini compresi, ma più frequente in chi ha da 45 a 70 anni — spiega Iavarone —. La maggior parte dei pazienti muore entro un paio d’anni, nonostante interventi chirurgici, chemioterapia e radioterapia. In un primo tempo avevamo individuato la fusione fra i due geni FGFR3 e TACC3 come causa del glioblastoma. Altri studi hanno dimostrato che il meccanismo è presente con simili incidenze percentuali (3%) nel carcinoma del polmone, dell’esofago, della vescica, della mammella, della cervice uterina della testa e del collo. Si tratta di decine di migliaia di nuovi malati all’anno su scala globale».

 

La novità è aver scoperto come la fusione FGFR3-TACC3 genera e fa crescere i tumori. «Questa alterazione genica scatena un’attività abnorme dei mitocondri, organelli presenti all’interno della cellula che funzionano come centraline di produzione di energia — spiega Iavarone —. L’eccesso di energia alimenta il moltiplicarsi e diffondersi incontrollato delle cellule tumorali». Per combattere gli effetti di questa fusione genica sono in atto sperimentazioni cliniche con farmaci «bersaglio» all’ospedale Pitié Salpetrière di Parigi, dirette dal professor Marc Sanson, coautore dello studio di Iavarone e Lasorella. «Purtroppo con il tempo i tumori diventano resistenti a quei farmaci e continuano a progredire — precisa Iavarone —. Con la nuova scoperta invece possiamo usare altri farmaci che inibiscono il comportamento abnorme dei mitocondri: i primi risultati dei test su cellule tumorali in coltura e nei topi mostrano che si può interrompere la produzione di energia e fermare la crescita tumorale». L’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano potrebbe partecipare alle nuove sperimentazioni. «Da tempo sono in contatto con i suoi ricercatori — dice Iavarone —, per questioni burocratiche e regolamentari non è stato possibile trasferire rapidamente le nostre sperimentazioni cliniche anche in Italia, spero che dopo la pubblicazione su Nature dello studio si riesca presto a lavorare insieme».